CUBA
Incontro con il Leader Maximo Fidel Castro
L’incontro con Cuba risale a gennaio del 1992. Azzinari con due amici galleristi sono a Miami per una fiera d’arte e decidono, via Cancun, di imbarcarsi per l’Havana. La città è magica e trasmette loro una gran voglia di vivere. Azzinari rimane affascinato dal paesaggio unico, assoluto.
La curiosità è tale che si spingono fino a Camaguey. Il Pittore ha l’impressione di essere tornato indietro nel tempo, a quando era bambino. Gli riaffiorano nella mente immagini che aveva già visto. E’ molto colpito dai vecchi, dalla rugosità dei loro volti (testimoni della vita) e dal modo in cui, molto serenamente, lavorano i campi, con la forza delle loro braccia. Azzinari se ne innamora a prima vista, si ripromette di ritornarci con la tavolozza e i colori per raccontare sulla tela quei luoghi di magia, dalla natura intatta e incontaminata, con il sole che bacia la frutta e la rende sensuale.
Da allora il pittore del vento ha realizzato circa 200 opere, disegnando e dipingendo tutto ciò che lo ha maggiormente colpito: l’uomo e la natura. Ritrae Alejandro Robaina, Compay Segundo, e il lider maximo: Fidel Castro.
La casa editrice Electa pubblica un volume con testi critici di Gianni Minà, Miguel Barnet, Sergio Zavoli, Carilda Oliver Labra e Raffaele De Grada. La mostra, che racchiude questa bellissima avventura, viene inaugurata al Museo de Bellas Artes dell’Havana. Una mostra itinerante che, nel 2002 viene allestita dalla Città di Riccione (Forlì) nel Castello degli Agolanti e, nello stesso anno, nel Castello Ducale di Corigliano Calabro (CS) presentata da Vittorio Sgarbi e Pasquale De Marco.
Una pittura che coglie la natura e l’umanità di Cuba – Gianni Minà
Non sono un intenditore di pittura, e la mia curiosità per l’immagine trasferita su una tela non è così febbrile da permettermi di dichiararmi un vero e proprio appassionato di questa arte. Così come tutti i naif nella pittura sono portato ad apprezzare i paesaggi, i ritratti, specie se sono annegati in una luce particolare come per esempio quella di molte terra caraibiche, che ogni tanto qualche maestro sa trasferire con i giusti toni e la giusta opulenza in una composizione. Franco Azzinari è uno di questi e mi piace questa sua fedeltà al naturalismo che ora, in epoca di tante presunte avanguardie è, come dice Raffaele De Grada, quasi un atto anticonformista. Ma tra scelta coraggiosa.
Azzinari, poi, ha scelto come terra per raccontare una quotidianità, ormai dimenticata nel mondo, Cuba, l’isola dell’ultima rivoluzione storica ancora in vita. E questo me lo rende ancora più simpatico. Perché Cuba, causa un immorale embargo, è da quarant’anni vittima di un’ossessione, quella di un certo apparato politico degli Stati Uniti che non ha mai sopportato la novità di un’isola dei Caraibi che sceglie il proprio destino (giusto o sbagliato che sia) senza chiedere il permesso al governo di Washington, come fanno da tempo tutte le nazioni latinoamericane. Anzi, Cuba si è perfino permessa di diventare, negli ultimi quarant’anni, un laboratorio politico, intellettuale e culturale ancora vitale, pur con tutti i suoi limiti. Questo ruolo usualmente era una prerogativa delle nazioni potenti “che hanno fattola storia” come Inghilterra, Francia, Italia, Germania, Russia, Stati Uniti, o la stessa “mama Espagna” della quale Cuba fu colonia.
Leggi tuttoLa sfida di Franco Azzinari – Miguel Barnet
La natura è tutto, anche ciò che non riusciamo a vedere. È questo, il mistero: quello spazio che rimane occulto finché non ci viene reso dalla mano dell’artista. Finché, come per miracolo, ciò che era dinanzi ai nostri occhi e non vedevamo ci viene rivelato come qualcosa di straordinario. Solo il vero creatore può raggiungere tale profondità. Solo un grande artista ci consegna il paesaggio quotidiano, spesso invisibile, con tratti nuovi e nuove tinte. Solo colui che è in grado di sostenere un dialogo intimo, tellurico con la natura può operare un tale sortilegio.
Quando guardo i quadri di Franco Azzinari mi domando se il pittore calabrese non senta, quando dipinge, una gioia profonda, una grande felicità. Se non provi, anche, una sensazione di attaccamento alla terra, di ritorno alle origini, accompagnata da licheni amari e resine viscose. Franco Azzinari vive nell’intensità delle sue tele ed esse gli sono fedeli, docili come animali domestici. La sua pittura è scevra di qualsiasi artifizio falsamente sperimentale o di concettualismi, come quelli che tante volte trasformano l’opera d’arte solo in un enigmatico oggetto di riflessione e non semplicemente in un’opera d’arte, qualcosa in grado di suscitare godimento e sensualità. Azzinari, di origini contadine, è stato impregnato, fin dall’infanzia, della linfa ancestrale che offrono la campagna e le intemperie. L’assenza di lussi urbani e di oggetti futili o inservibili, assieme alla sua sensibilità e amore per la natura,lo hanno portato a una totale dedizione, in cui primeggiano i valori dell’essere umano semplice ed elementare e dove l’elemento primordiale si fonde con quello squisitamente intellettuale. Franco Azzinari è un pittore delle origini, ma non è un primitivo.
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